Amare la povertà
Circa la perfezione della santa povertà, è necessario che ogni religioso si spogli da ogni affetto alle cose terrene. L'amore per le cose terrene è come una catena che impedisce all'anima di volare a Dio. Al contrario, la povertà è una grande ala che fa volare al cielo. O beata povertà volontaria! Chi è volontariamente povero, non teme di perdere nulla ed è sempre con l'animo gioioso. A tal fine Gesù Cristo per nostro bene volle darci il buon esempio vivendo poveramente su questa terra fin dalla nascita a Betlemme, ove nacque in un'umile stalla, ed ebbe come culla una mangiatoia per animali. Un'anima che ama assai Gesù Cristo, disprezza i beni della terra e li considera come sterco, come faceva l'eroico San Francesco d'Assisi. Beati pauperes spiritu, quoniam ipsorum est regnum caelorum (Matth. V, 3). Beati i poveri in spirito, poiché di essi è il regno dei cieli. Diceva Santa Teresa d'Avila che quanto più saremo poveri su questa terra, tanto più godremo nell'eternità, conformemente all'amore col quale avremo imitato la vita di Gesù Cristo. Le ricchezze possono essere paragonate alle spine, poiché quanto più sono maggiori, tanto più pungono e tormentano l'anima con le sollecitudini, coi timori di perderle e col desiderio di accrescerle. “Avarus terrena esurit ut mendicus”, disse il dotto San Bernardo di Chiaravalle. In effetti gli avari soffrono di fame come mendicanti, poiché non giungono mai a saziarsi dei beni che desiderano; ne vorrebbero sempre di più, e vivono sempre inquieti. Oh che tesoro godono i religiosi che non possiedono niente e niente desiderano in questo mondo! Essi godono la vera pace, che vale più di tutti i beni della terra, i quali non possono saziare il cuore dell'uomo, poiché è stato creato per amare Dio, e solo in Lui può trovare la felicità.