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venerdì 31 dicembre 2021

Lettera aperta a una ragazza in ricerca vocazionale

Riporto il testo di un interessante scritto di Sant'Alfonso Maria de Liguori, rivolto ad una ragazza in ricerca vocazionale. Il tono appassionato ed evangelico è tipico di questo grande  vescovo cattolico. Preciso solamente che per agevolare la lettura ho tradotto i termini desueti e ho eseguito alcuni piccoli ritocchi. Il titolo originale della lettera è: "Avvertimenti ad una donzella che sta in dubbio dello stato che ha da eleggere".


Sorella benedetta, voi state deliberando quale stato di vita dovrete prendere. Io vi vedo agitata, perché il mondo vi vuole per sé con prender marito; anche Gesù Cristo vi vuole per sé con farvi monaca in qualche monastero osservante. Badate che da questa decisione che dovete prendere dipende la vostra salvezza eterna; quindi vi raccomando di pregare ogni giorno il Signore: e cominciate a farlo adesso che leggete il presente scritto, affinché vi dia luce e vigore di eleggere quello stato che è più giovevole a salvarvi; affinché non abbiate poi a pentirvi dell'elezione fatta per tutta la vostra vita e per tutta l'eternità, quando non vi sarà più rimedio all'errore. Esaminate poi che cosa può meglio giovarvi e rendervi felice: se l'avere per vostro sposo un uomo di terra o Gesù Cristo figlio di Dio e re del cielo; riflettete su chi di costoro vi pare sposo migliore e quello eleggete. La vergine s. Agnese era di tredici anni, e perché era bellissima, si vedeva amata da molti: fra gli altri si presentò a volerla per sposa il figlio del prefetto di Roma; ma ella pensando a Gesù Cristo, che la voleva per sé, rispose a quello: Io ho trovato uno sposo che è migliore di voi e di tutti i re della terra; quindi non posso cambiarlo con altri. E per non cambiarlo preferì perdere la vita a quella tenera età, e morì contenta, martire per Gesù Cristo. Lo stesso rispose la santa vergine Domitilla al conte Aureliano che era un gran signore; ed anch'essa morì martire, bruciata viva per non lasciare Gesù Cristo. Oh quanto si trovano adesso contente in cielo queste sante fanciulle per aver fatta questa buona elezione, e saranno contente per tutta l'eternità! La stessa beata sorte capiterà a tutte le ragazze che lasciano il mondo per darsi a Gesù Cristo. Esaminate poi le conseguenze dello stato di chi elegge il mondo e di chi elegge Gesù Cristo. Il mondo vi offre i beni della terra, robe, onori, spassi e piaceri. Gesù Cristo al contrario vi presenta flagelli, spine, obbrobri e croci, giacché questi furono i beni che egli scelse per sé in tutti i giorni che visse su questa terra; ma vi offre poi due beni immensi che non può darvi il mondo, cioè la pace del cuore in questa vita ed il paradiso nell'altra. Inoltre, prima che decidiate quale stato prendere, è necessario che pensiate che l'anima vostra è eterna, e quindi dopo la presente vita, che presto finisce, nell'istante della morte dovrete passare all'eternità, in cui, entrata che sarete, vi sarà dato quel luogo di pena o di premio che avrete meritato con le opere della vostra vita. Sicché in morte, in quella prima casa che vi toccherà ad abitare, o di vita eterna o di eterna morte, ivi dovrete stare per tutta l'eternità, o salva per sempre e felice in mezzo ai gaudi del paradiso, o per sempre perduta e disperata in mezzo ai tormenti dell'inferno. Pensate pertanto che tutte le cose di questo mondo presto dovranno finire. Felice chi si salva, misero chi si danna! Ricordatevi sempre di quella gran massima detta da Gesù Cristo: Che giova all'uomo guadagnare tutto il mondo e perdere l'anima? Questa massima ha spinto tanti cristiani a chiudersi nei chiostri o ad intanarsi nei deserti, e tante donzelle a lasciar il mondo per darsi a Dio e fare una santa morte. Al contrario, considerate la misera sorte che è toccata a tante dame, a tante principesse e regine, che nel mondo sono state servite, lodate, onorate e quasi adorate: ma se le misere si son dannate, che cosa giovano loro nell'inferno le tante ricchezze, le tante delizie e i tanti onori goduti, se non pene e rimorsi di coscienza che le tormenteranno per sempre, mentre Dio sarà Dio, senza veder mai alcun riparo alla loro eterna rovina? Ma diamo ora un'occhiata ai beni che dà il mondo in questa vita a chi lo segue, e ai beni che dona Dio a chi lo ama e per suo amore lascia il mondo. Promette il mondo grandi cose ai suoi seguaci; ma chi non vede che il mondo è un traditore che promette e non mantiene? Ma quantunque mantenesse le sue promesse, quali sono i beni che dà? dà beni di terra. Ma dà la pace, la vita felice che promette? no; perché tutti i suoi beni allettano i sensi e la carne, ma non contentano il cuore e l'anima. L'anima nostra è stata creata da Dio per amarlo in questa vita e goderlo nell'altra; onde tutti i beni della terra, tutte le delizie e tutte le sue grandezze vanno fuori del cuore, ma non entrano nel cuore, che solo Dio può contentarlo. Anzi Salomone chiamava tutti i beni mondani vanità e bugie che non contentano il cuore, ma lo affliggono: Vanitas vanitatum et afflictio spiritus. Ed infatti l'esperienza dimostra che chi più abbonda di tali beni, vive più angustiato ed afflitto. Se il mondo contentasse coi suoi beni le principesse, le regine, a cui non mancano spassi, commedie, festini, banchetti, bei palazzi, belle carrozze, belle vesti, gioie preziose, servi e damigelle che le servono e fanno loro corteggio, tutte queste signore sarebbero contente. Ma no; s'ingannano gli altri che le credono contente: domandate loro se godono piena pace, se vivono pienamente contente; che vi risponderanno? Che pace, che contente! Ciascuna di loro vi dirà che fa una vita infelice e che non sa che cosa sia la pace. I maltrattamenti che ricevono dai mariti, i disgusti che sono dati loro dai figli, le gelosie, i timori, i bisogni della casa le fanno vivere fra continue angustie ed amarezze. Ogni donna sposata può dirsi martire di pazienza: ma se ha pazienza; altrimenti patirà un martirio in questo mondo ed un martirio più penoso nell'altro. Quando altra pena non vi fosse, i soli rimorsi della coscienza basteranno a mantenerla continuamente tormentata, perché vivendo ella attaccata ai beni terreni, poco pensa all'anima, poco frequenta i sacramenti, poco si raccomanda a Dio; e priva di tali aiuti per viver bene non può vivere senza peccati e senza continui rimorsi di coscienza. Ed ecco che tutte le promesse di divertimenti fattele dal mondo diventano amarezze e timori della sua dannazione. Povera me! dirà, che ne sarà di me nell'ora della mia morte con questa vita che conduco, lontana da Dio e con tanti peccati, andando sempre di male in peggio? Vorrei ritirarmi a fare un poco di orazione, ma le faccende della famiglia e della casa non me lo permettono: vorrei sentir le prediche, confessarmi, comunicarmi spesso, vorrei frequentare la chiesa, ma mio marito non vuole; spesso mi manca l'accompagnamento necessario e gli affari continui, la cura dei figli, le visite e tanti intrighi che non mancano mai mi tengono chiusa in casa: appena nei giorni di festa posso assistere a una messa. Pazza me, che ho voluto sposarmi! mi potevo far santa nel monastero! Ma tutti questi lamenti a che servono, se non ad accrescerle la pena, vedendo di non essere più a tempo di cambiar la scelta che fece di restare nel mondo? E se le sarà amara la vita, più amara le sarà la morte. Allora vedrà intorno al letto le serve, il marito, i figli che piangono; ma tutti questi non le saranno di sollievo, bensì di maggiore afflizione; e così afflitta, povera di meriti e piena di timori per la sua eterna salute dovrà andare a presentarsi a Gesù Cristo che l'ha da giudicare. Al contrario una monaca che ha lasciato il mondo per Gesù Cristo quanto si vedrà contenta vivendo in mezzo a tante spose di Dio ed in una cella solitaria lontana dai disturbi del mondo e dai pericoli continui e prossimi che vi sono, per chi vive nel mondo, di perdere Dio! E quanto più si troverà consolata in morte nell'avere spesi i suoi anni in orazioni, mortificazioni ed in tanti esercizi di visite al sacramento, di confessioni, di comunioni, di atti di umiltà, di speranza, di amore verso Gesù Cristo; e quantunque il demonio non lasci di atterrirla con la vista dei difetti da lei commessi nella sua fanciullezza, però lo Sposo Celeste, per cui ella ha lasciato il mondo, ben saprà consolarla; e così piena di confidenza morirà abbracciata col crocifisso, che la condurrà nel cielo a vivere in eterno beata. E così, sorella benedetta, giacché dovete scegliere lo stato della vostra vita, scegliete quello che vorreste aver scelto nell'ora della morte. In quell'ora, ognuna che vede terminare la sua presenza nel mondo, dice: Oh mi fossi fatta santa! Oh avessi lasciato il mondo e mi fossi data a Dio! Ma allora quel ch'è fatto è fatto; altro non resta che spirare l'anima ed andare a sentir Gesù Cristo che dirà: Vieni, benedetta, a gioire con me per sempre; oppure: Vattene nell'inferno per sempre da me separata. A voi resta dunque di eleggere: o il mondo o Gesù Cristo. Se eleggete il mondo, sappiate che presto o tardi ve ne pentirete; quindi pensateci bene. Nel mondo son molte le donne che si perdono; nei monasteri quelle che si perdono sono rare. Voi raccomandatevi al crocifisso ed a Maria Santissima, affinché vi facciano eleggere il meglio per la vostra salvezza eterna. Se volete farvi religiosa, impegnatevi anche a farvi santa: perché se pensate di vivere nel monastero in maniera rilassata ed imperfetta, come vivono alcune monache, non serve l'entrarvi; poiché vi farete una vita infelice, ed infelice sarà anche la vostra morte. Se poi ripugnate di chiudervi in un monastero, io non posso consigliarvi lo stato matrimoniale; mentre s. Paolo a nessuno lo consiglia, fuorché in caso di mera necessità, la quale spero non esservi per voi; almeno restatevi in casa vostra ed ivi procurate di farvi santa. Per nove giorni vi chiedo di pregare Nostro Signor Gesù Cristo di darvi luce e forza per eleggere quello stato che per voi è migliore per salvarvi. Pregate anche la Madonna di ottenetevi questa grazia con la sua potente intercessione.

giovedì 30 dicembre 2021

Segni vocazionali (sacerdozio cattolico)

Diversi ragazzi mi hanno chiesto quali sono i segni della vocazione sacerdotale. Visto che questo argomento interessa molti lettori, per poter dare una risposta soddisfacente, ho consultato il testo "Esortazioni al clero", pubblicato nel 1943 dalla casa editrice Civiltà Cattolica, e scritto da Padre Ottavio Marchetti, sacerdote della Compagnia di Gesù. Ecco una sintesi schematica. Affinché una vocazione sacerdotale sia considerata autentica sono necessarie quattro caratteristiche: doni di natura, doni di grazia, libera volontà, retta intenzione.

Doni di natura:
- dono della salute (che consenta di svolgere efficacemente il ministero sacerdotale);
- dono del buon carattere;
- dono dell'intelligenza.

Doni di grazia:
- pratica delle virtù acquisite: pietà, castità, disinteresse, zelo, spirito di disciplina ed ubbidienza.

Libera volontà:
- tendere al sacerdozio senza costrizioni da parte di qualcuno.

Retta intenzione:
- tendere al sacerdozio cattolico unicamente per consacrarsi al servizio di Dio e alla salvezza delle anime, avendo una soda pietà, una provata purezza di vita, e una scienza sufficiente.

Chi ha tutte queste caratteristiche mostra di avere segni della chiamata di Dio allo stato sacerdotale.

Schema per fare un buon esame di coscienza (per anime amanti della vita devota)

Ogni tanto una mia amica mi scrive per chiedermi dei consigli spirituali.  


Caro D. [...] ti scrivo perché penso che tu possa veramente aiutarmi. Ti chiedo però di rispondermi con calma, quando potrai, non vorrei mai metterti fretta. È mio desiderio confessarmi una volta alla settimana come regola, ma dev'essere una confessione ben fatta. Perciò ho cercato qua e là, ma non ho trovato uno schema serio per l'esame di coscienza. Ora mi chiedo se tu forse puoi darmi qualche indicazione. Ti ringrazio come sempre di cuore. [...] Ciao!


Cara sorella in Cristo, 
ti ringrazio di cuore per la richiesta che mi hai fatto. Ormai lo sai bene che per me è una grande gioia fare qualcosa che va a vantaggio della tua anima, nella speranza di dare gusto a Gesù buono che ti ha tanto amato sin dall’eternità ed è giunto ad immolarsi sulla croce del Golgota per espiare anche i tuoi peccati. Sono davvero contento che desideri confessarti spesso, come raccomandato da Papa Pio XII, da Sant’Alfonso Maria de Liguori e da tanti altri autorevoli e dotti autori. In genere, quando una persona si confessa bene, sente un grande fervore di praticare le virtù cristiane, prega il Signore con maggiore carità, sente maggiore carità anche verso il prossimo, resiste più facilmente alle tentazioni, ed ottiene altri benefici spirituali. Purtroppo, i preti modernisti sconsigliano di confessarsi spesso, quindi ti conviene recarti da qualche confessore timorato di Dio e amante della vita devota.

Per rispondere alla tua richiesta di aiuto, ho preparato appositamente per te uno schema per fare un esame di coscienza adatto alle anime che sono attratte dalla vita devota. Onde evitare di essere troppo prolisso, ho evitato di riportare quei peccati che in genere le persone che praticano un’intensa vita interiore difficilmente commettono, ad esempio l’apostasia, il non andare a Messa nei giorni di precetto, l’omicidio, le rapine, l’incesto, la calunnia, e altri gravi peccati. Ho dato particolarmente risalto a quei peccati veniali (leggeri) che spesso vengono trascurati dai penitenti. Chi ama Dio e vuole praticare una vita davvero virtuosa cerca di evitare non solo le colpe gravi ma anche quelle veniali. Per esserti di maggiore aiuto, di fianco a ogni peccato ho segnalato se si tratta di materia grave o veniale, basandomi sugli scritti di autori di buona dottrina come Sant’Alfonso, Don Luigi Piscetta, Padre Eriberto Jone, Padre A. Chanson, e altri. Si tratta di un qualcosa che manca negli schemi che in genere si trovano in giro. Ovviamente non ho potuto elencare tutti i peccati possibili e immaginabili, oppure riportare tutta l’intera casistica per ogni tipo di peccato, altrimenti avrei dovuto scrivere un’enciclopedia, ma mi sono limitato a parlare di alcuni dei peccati tra quelli più comuni. Spero tanto che il lavoro che ho realizzato possa esserti di aiuto nel cammino di perfezione cristiana.



Schema per l’esame di coscienza per anime devote.

- Ho tralasciato di raccogliermi interiormente e di mettermi alla presenza di Dio prima di incominciare a pregare? (Veniale)

- Mi sono distratta volontariamente mentre recitavo le preghiere oppure mentre assistevo al Santo Sacrificio della Messa? (Veniale)

- Ho ricevuto la Comunione con poco fervore e profitto per l’anima a causa della negligenza con cui mi sono preparata a ricevere Gesù sacramentato? (Veniale)

- Ho accettato deliberatamente pensieri di superbia? (La “superbia perfetta”, cioè quando una persona giunge a considerarsi al di sopra di Dio, è peccato mortale, invece la “superbia imperfetta”, cioè quando una persona si limita solamente a nutrire uno sregolato desiderio di onore e ad amare in maniera esagerata la propria eccellenza, è peccato veniale, a meno che non giunge a far commettere qualche grave colpa nei confronti del prossimo)

- Quando mi sono capitate cose spiacevoli mi sono arrabbiata con Dio, ingiuriandolo o accusandolo di fare cose sbagliate? (Peccato grave)

- Faccio discorsi inutili, cioè che non giovano né a me né al prossimo? (Veniale)

- A volte faccio delle “opere buone”, non con l’intento di dare gusto a Dio, ma per vanagloria, cioè per fare bella figura ed essere stimata dalla gente? (Veniale)

- Mi impegno seriamente ad educare cristianamente la prole? (Si tratta di un obbligo gravissimo, pertanto i genitori che sono gravemente negligenti nell’educare i figli, facendoli crescere quasi come se Dio non ci fosse, peccano mortalmente)

- Nutro antipatia o addirittura odio nei confronti delle persone scortesi o di quelle che mi hanno fatto dei torti? (“Sentire” antipatia verso una persona non è peccato se non vi diamo il consenso della volontà, se invece vi diamo il consenso e si tratta di piccole antipatie, pecchiamo venialmente, mentre se proviamo odio grave, in questo caso pecchiamo mortalmente, ad esempio accettando deliberatamente il pensiero di desiderio che il prossimo venga colpito da qualche grave ed ingiusto male)

- Ogni tanto aiuto materialmente le opere pie (ad esempio le opere davvero cattoliche che svolgono apostolato) e le persone che si trovano in stato di bisogno? (Chi dona alle opere pie o ai bisognosi che si trovano in stato di necessità comune almeno il 2% di ciò che avanza alle spese necessarie per il mantenimento del proprio stato di vita e quello dei propri cari, non pecca; se dona meno del 2% pecca venialmente; se non vuole donare nulla a nessuno pecca gravemente, almeno secondo i teologi della sentenza più rigida. Non si è tenuti ad aiutare tutti coloro che si trovano in stato di necessità comune, è sufficiente aiutarne alcuni a nostra scelta. Per quanto riguarda i poveri che si trovano in stato di necessità estrema, cioè che rischiano di morire, grazie a Dio in Italia è rarissimo trovare qualcuno che si trovi in condizioni così disperate, quindi non sto ad elencarti tutta la casistica, anche perché su questo tema i teologi non sempre sono concordi)

- Ho esagerato nel bere o nel mangiare? (Per capire quando si pecca in questa materia ti faccio un esempio: bere un po’ di vino è una cosa buona, berne sino al punto da rimanere brilli è peccato veniale, berne sino al punto da ubriacarsi è peccato mortale; lo stesso discorso vale quando si mangia in maniera eccessiva, peccando in modo grave o veniale in base alla gravità delle conseguenze, se ci cibiamo sino al punto da star male o di nuocere alla salute)

- Ho detto delle bugie? (Le menzogne che fanno un grave danno al prossimo sono colpe gravi, le altre sono colpe veniali)

- Sopporto con pazienza le avversità oppure mi lascio prendere dall’impazienza? (Ordinariamente è un peccato veniale, tuttavia può diventare mortale se giunge a far trasgredire un grave precetto)

- Nella vita cristiana mi lascio dominare dall’accidia? (L’accidia è la pigrizia nel compiere opere virtuose, spesso fa commettere delle colpe solamente veniali, ad esempio quando induce una persona a saltare, per pigrizia spirituale, delle pratiche devozionali facoltative alle quali è abituato; ma se l’accidia giunge a non far compiere atti che obbligano gravemente in coscienza, ad esempio assistere alla Messa domenicale, trascina al peccato mortale)

- Quando vedo qualcuno comportarsi male mi lascio prendere dall’ira? (Quando una persona si adira in modo ragionevole per un torto subìto e auspica una giusta punizione del colpevole, non commette peccato; invece quando l’ira giunge a far accettare un disordinato trasporto dell’animo, in questo caso si commette un peccato veniale, tuttavia diventa colpa grave se la persona adirata giunge a tale eccesso da far pensare che abbia perso l’uso della ragione, oppure quando giunge a far desiderare disordinatamente qualcosa che è gravemente contraria alla carità e alla giustizia, ad esempio desiderare una punizione gravemente esagerata per il colpevole o addirittura per un innocente)

- Anche se da tanti anni non vivo più coi miei genitori, continuo ad interessarmi di loro e ad aiutarli quando hanno bisogno del mio sostegno? (Abbandonare a se stessi i genitori che si trovano in grave stato di necessità, pur avendo la possibilità di aiutarli, è una grave mancanza di pietà filiale da parte dei figli)

- Mi sono attaccata eccessivamente ai beni materiali? (In se stessa è una colpa veniale, tuttavia può essere causa di peccati mortali, ad esempio quando giunge al punto di far commettere furti in materia grave, omettere di aiutare il prossimo che sta letteralmente morendo di fame, considerare i soldi più importanti di Dio, eccetera).

- Ho creduto alle superstizioni? (Si tratta di materia grave, tuttavia alcuni autorevoli teologi ammettono la possibilità che il penitente possa peccare solo venialmente per ignoranza, semplicità, errore, o se considera la cosa più per scherzo che seriamente)

- Ho giudicato temerariamente il prossimo oppure ho avuto dei sospetti temerari nei suoi confronti? (Se c’è bastante fondamento per giudicare che il prossimo ha commesso un grave male, non si commette nessun peccato, mentre il giudizio diventa “temerario”, e peccato grave, quando senza sufficienti motivi giudichiamo che il prossimo abbia certamente commesso un grave male; da ciò, secondo Sant’Alfonso, si deduce che tali giudizi di solito non sono peccaminosi poiché spesso ci sono sufficienti motivi che fanno ritenere che il prossimo abbia commesso davvero quella colpa, oppure perché non sono giudizi, ma solo dei sospetti, i quali non giungono a peccato mortale se non quando si dubita, senza avere nessun indizio, che persone di buona fama siano colpevoli di colpe gravissime, mentre se c’è anche un minimo indizio non si commette nemmeno peccato veniale nel sospettare del prossimo)



Vari consigli per confessarsi bene.

I peccati mortali sono talmente gravi che ne basta solo uno per meritare l'inferno, se si muore senza essersi pentiti. Se una persona ha commesso solo peccati veniali e non si è pentita, non va all'inferno, ma in purgatorio, tuttavia è bene cercare di evitare anche queste colpe che pur non essendo gravi, indeboliscono l'anima e la predispongono al peccato mortale. 

È obbligatorio confessare solo i peccati certamente mortali, cioè le colpe gravi commesse con piena avvertenza dell’intelletto e deliberato e pieno consenso della volontà. Se una persona ha commesso una colpa grave, ma non è certa di aver avuto piena avvertenza e pieno consenso, non è obbligata a confessare quella colpa, anche se, per maggiore tranquillità di coscienza del penitente, è consigliabile confessarla, dicendo, ad esempio, che non si è certi di aver dato il pieno consenso della volontà a quel pensiero di odio grave (alle anime scrupolose è vivamente sconsigliato di confessare i peccati dubbi). Inoltre tutte le cose che avvengono durante il sonno o il dormiveglia non sono peccati mortali. È facoltativo confessare i peccati veniali (cioè colpe con materia leggera, oppure con materia grave ma commesse senza piena avvertenza o senza pieno consenso della volontà), tuttavia è bene confessarsi anche se si hanno solo colpe veniali, perché l'assoluzione purifica la coscienza, aiuta a resistere con maggior vigore alle tentazioni e accresce la grazia santificante.

È molto facile fare una buona Confessione; è sufficiente fare un esame di coscienza (bastano pochi minuti per chi si confessa spesso), pentirsi dei peccati commessi, avere il proposito di non peccare più, confessarli con sincerità al sacerdote, e infine eseguire la penitenza (se il confessore tralascia o si dimentica di dare la penitenza, la confessione è valida lo stesso, però, come insegna Sant'Alfonso, il prete si macchia di colpa, veniale o mortale in base alla gravità delle colpe confessate dal penitente, se ha deliberatamente omesso di assegnargli una penitenza).

Affinché la Confessione sia fruttuosa è necessario essere sinceramente pentiti dei peccati commessi, ma ciò è un dono di Dio, pertanto è importante pregare lo Spirito Santo e la Beata Vergine Maria per ottenere la grazia del pentimento per le colpe compiute. Per suscitare il dispiacere dei peccati commessi è molto utile riflettere al fatto che con le proprie colpe è stato offeso Dio che è infinitamente buono, ci ha tanto amato sin dall’eternità, ed è degno di essere amato sopra ogni cosa, inoltre i propri peccati hanno causato l'atroce Passione e Morte di Gesù Cristo. Chi si pente per questi motivi, significa che ha un dolore perfetto (contrizione del cuore). Invece il dolore è imperfetto (detto anche “attrizione”) quando è causato principalmente (non esclusivamente) dalla paura dell'inferno, o dal dispiacere di aver perso il paradiso, o dalla riflessione sulla bruttezza del peccato commesso. Affinché una Confessione sia valida è sufficiente avere un dolore imperfetto. In caso di imminente pericolo di morte, mancando un sacerdote, è possibile ricevere il perdono di tutti i peccati suscitando qualche pensiero di dolore perfetto. A tal fine è ottima cosa imparare a memoria e recitare spesso l'Atto di dolore. 

È necessario essere sinceramente pentiti di tutti i peccati mortali compiuti, altrimenti l’assoluzione è nulla (e anche sacrilega, se il penitente è consapevole di non essere pentito). Se ti confessi solo di peccati veniali, affinché l’assoluzione sia valida è necessario essere sinceramente pentita almeno di uno di loro, tuttavia conviene suscitare il dolore di tutte le colpe veniali, poiché in questo modo si ottengono maggiori benefici spirituali. È lecito confessare dei peccati, mortali o veniali, già confessati in passato. 

Per scriverti questa lettera ho impiegato diverse ore (per poter fornirti informazioni precise sono andato a rivedere vari manuali di Teologia Morale), ma l’ho fatto molto volentieri, poiché voglio che la tua anima avanzi sempre di più nel cammino di perfezione cristiana e, soprattutto, spero in questo modo di aver dato gusto a Dio. Se in futuro avrai altri consigli da chiedermi, non esitare a scrivermi ancora, sarò molto felice di fare qualcosa per il tuo bene spirituale.

Rinnovandoti la mia amicizia e la mia stima, ti saluto cordialmente nei Cuori di Gesù e Maria.

Cordialiter

mercoledì 29 dicembre 2021

Sostenere il blog sulla vocazione religiosa (/)

I miei blog religiosi in italiano e in lingue straniere ricevono centinaia di visite giornaliere. Diverse persone mi hanno confidato di sentirsi edificare l'animo nel leggere i post che pubblico. L'enorme lavoro che c'è dietro a tutto ciò richiede un sacco di tempo e fatica. Ma chi è il mio "editore"? Siete voi lettori-sostenitori! No, non è un modo di dire, è la realtà. Infatti senza il vostro aiuto economico dovrei abbandonare i miei blog, come hanno fatto tanti altri blogger.  I lettori che apprezzano il blog e che hanno un reddito che consente loro di vivere dignitosamente, cioè non si trovano in situazioni economiche “difficili” (precari, studenti, disoccupati, cassintegrati, sfrattati, ecc.), se non lo hanno già fatto in passato, spero che possano prendere in considerazione l'opportunità di inviarmi un libero contributo (anche modico) tramite bonifico bancario, per aiutarmi affinché io possa dedicare il tempo necessario per continuare ad aggiornarlo ogni giorno e rispondere alle e-mail dei lettori. Supplico la Santissima Trinità di ricompensare con la grazia della perseveranza finale tutti coloro che desiderano sostenere il mio impegno sul web (dal 2008) per la maggior gloria di Dio.


Per ulteriori informazioni: cordialiter@gmail.com



Ringrazio tutti di cuore!

Salvare la vocazione

Non bisogna respingere la vocazione. A tal proposito ripubblico la lettera di una ragazza che con le lacrime agli occhi ha voluto lanciare un accorato appello...

Caro fratello in Cristo, le scrivo affinché la mia testimonianza possa servire a tutte quelle ragazze che si sentono chiamate alla vita religiosa. Sono una ragazza di vent'anni, e pur avendo una giovane età, l'ho vissuta molto intensamente [...]. A soli dodici anni ho iniziato quasi per caso a frequentare un ordine di stretta osservanza, il quale mi ha portato ad amare Cristo e la sua Chiesa in maniera smisurata. Da piccola ho sempre pensato che un giorno mi sarei donata a Cristo [...] presso quella che definivo la mia vera casa, ossia qualche convento del mio amato ordine, ma essendo minorenne e non riuscendo ad ottenere il permesso dai miei genitori di poter entrare in convento, ho atteso il giorno del mio diciottesimo compleanno con ansia e trepidazione, e mentre tutti si accingevano a preparare il mio compleanno, io in gran segreto preparavo la mia anima per donarmi al mio amato Sposo. Dopo qualche mese dal mio compleanno partii dicendo ai miei genitori che quello sarebbe stato un ritiro non come gli altri e che prima o poi sarei tornata, forse qualche mese o due ...iniziai il mio cammino sotto la guida di monache sante, fedeli all'ordine e alla regola, persone che donerebbero la vita pur di restare fedeli alla loro professione. Avevo una gioia che mi veniva da dentro e che nessuno mai, pensavo, mi avrebbe potuto togliere. Certo le difficoltà ci sarebbero state, ma quelle ci sono anche nell'amore tra due creature. Ben presto i miei genitori si resero conto che quello sarebbe stato un ritiro senza ritorno e molto addolorati vennero a trovarmi disperati e con gli occhi pieni di lacrime mi supplicarono di tornare […]. Tornai a casa con la speranza che ben presto sarei ritornata. E fu proprio così, dopo poche settimane tornai nello stesso ordine ma nel ramo di clausura, parlo di clausura stretta, parlo dell'ordine delle [....]. Mai in vita mia avevo provato e sono certa che mai più proverò una gioia tanto grande. Pur essendo dietro a quelle grate mi sentivo libera, difficile a credersi ma era così, per me quella era l'anticamera del paradiso. Ancora oggi darei di tutto pur di ritornarvi. Le scrivo con le lacrime agli occhi e la morte nel cuore, la prego sproni chiunque a non abbandonare la via della consacrazione a Cristo perché, mi creda, si muore per davvero. Attualmente sono fidanzata, vivo in una famiglia agiata, studio e non mi manca niente... eppure le dico mi manca tutto, darei la mia stessa vita pur di ritornare a qualche anno fa, ma purtroppo non è possibile, e certa di questo continuo a sopravvivere nella speranza di tornar ad avere almeno un minimo di felicità. La prego in nome di Cristo e della Madonna faccia l'impossibile ma sproni e aiuti coloro che hanno la tentazione di abbandonare, dica loro che la felicità sta solo nella strada che Cristo ha scelto per noi. Grazie per il suo blog.


Carissima sorella in Cristo,
                                             dammi pure del tu (lo preferisco). Ti ringrazio per la tua testimonianza che credo potrà essere molto utile alle persone che frequentano questo blog. Però nella tua lettera ho notato un po' di scoraggiamento. Carissima, ogni cristiano deve sperare in Dio, dunque non deve temere di nulla, e nel suo animo deve albergare sempre la letizia spirituale. Quindi, coraggio! Anche se la situazione può apparirti compromessa, devi sperare contro ogni speranza. Sei sicura che non puoi più abbracciare la vita religiosa in qualche buon ordine? Comunque sia, non puoi vivere nel rimpianto il resto della tua vita, affidati alla Mediatrice di tutte le grazie e vedrai che si troverà una soluzione. Se in futuro mi scriverai ancora, spero con tutto il cuore di sentirti con l'animo allegro e piena di letizia spirituale. Ci tengo molto alla salvezza eterna della tua anima, poiché sei stata pagata a caro prezzo da Cristo inchiodato alla Croce. Confida sempre in Gesù e Maria!

Ti incoraggio ad adempiere la volontà di Dio su di te, e ti saluto fraternamente in Corde Matris,

Cordialiter

venerdì 28 dicembre 2018

Chi riceve la Comunione sapendo di essere in peccato mortale commette un sacrilegio

Tempo fa una ragazza mi ha raccontato di aver avuto una discussione con una sua parente, la quale ha affermato erroneamente che anche se siamo in condizioni di grave peccato, è sempre meglio fare la Comunione. Ecco la mia risposta.



Cara sorella in Cristo, 
                                         leggo con interesse le tue e-mail perché non sono banali e superficiali, ma trattano argomenti importanti e profondi.

Purtroppo, oggi in giro ci sono tante persone (anche tra i sacerdoti) che affermano cose contrarie a quelle che insegna la Dottrina Cattolica. Andare a Messa la domenica è un precetto ecclesiastico che obbliga “sub gravi”, cioè sotto pena di colpa grave (ci sono dei casi in cui si è scusati dall'andare a Messa, se vuoi te ne parlo la prossima volta). Chi senza giustificazione non va a Messa nei giorni festivi, non può prendere la Comunione senza prima confessarsi. E quando si confessa deve essere sinceramente pentito del peccato fatto, e deve anche avere il fermo proposito di non peccare più (almeno di non commettere più i peccati mortali), altrimenti l'assoluzione è invalida.

Se una persona è in peccato mortale, significa che non è in stato di grazia di Dio, quindi è un controsenso voler unirsi con Gesù nel Santissimo Sacramento nonostante non si è pentiti dei peccati mortali commessi. Oltre essere assurdo è pure un orribile sacrilegio che offende gravemente Dio. E lo Spirito Santo per mezzo di San Paolo afferma che chi mangia e beve il Corpo e Sangue di Cristo pur essendo indegno (cioè in peccato mortale), mangia e beve la propria condanna.

Molti modernisti (cioè i seguaci del modernismo, che è la sintesi di tutte le eresie) affermano di “confessarsi” direttamente con Dio. Ma Gesù ha detto chiaramente agli Apostoli che solo a chi rimetteranno i peccati, essi saranno perdonati, agli altri non saranno perdonati. Pertanto chi presume di “confessarsi” direttamente con Dio inganna se stesso.

Altri dicono erroneamente che se uno ha commesso qualche peccato mortale, è sufficiente che faccia un atto di dolore perfetto e poi può tranquillamente comunicarsi. In questo caso si tratta di una grave disobbedienza alla Legge ecclesiastica, infatti il Codice di Diritto Canonico afferma che chi vuole comunicarsi, se ha commesso un peccato mortale, deve prima confessarsi.

Insomma, è vero che un atto di dolore perfetto (cioè il pentimento di aver commesso un peccato, perché con esso si è offeso Dio che è infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa, oppure perché si è stati la causa della dolorosa Passione di Cristo) rimette immediatamente un'anima in stato di grazia (se ha il proposito di confessarsi), tuttavia anche se in questo modo è tornata in grazia di Dio, deve comunque obbedire alla Legge ecclesiastica, e quindi prima di comunicarsi deve confessarsi. Essendo una Legge ecclesiastica, in teoria potrebbe essere modificata, e cioè un Papa potrebbe permettere ai fedeli di comunicarsi anche semplicemente facendo un atto di dolore perfetto (atto di contrizione), tuttavia sin quando la Legge sarà in vigore deve essere osservata. Ma nessun Papa potrà mai dire che i fedeli possono comunicarsi senza essere in stato di grazia (cioè senza nemmeno fare un atto di contrizione perfetto), perché in questo caso non si tratta di una Legge ecclesiastica, ma di una Legge stabilita direttamente dal Signore. Infatti i Pontefici possono modificare le Leggi ecclesiastiche, ma non la Legge Eterna di Dio. Per questo motivo nessun Papa può stabilire che i divorziati risposati che vivono “more uxorio” (cioè nel modo dei coniugi, che è diverso dal vivere "come fratello e sorella", ossia in castità) possono ricevere validamente l'assoluzione sacramentale (e poi fare la Comunione), infatti in questo caso non si tratta di una Legge ecclesiastica, ma di una Legge stabilita dal Signore (quella secondo cui bisogna essere sinceramente pentiti e avere il fermo proposito di non peccare più per poter avere validamente l'assoluzione sacramentale, o anche semplicemente per poter tornare in stato di grazia con un atto di contrizione).

Ci sono dei casi in cui ci si può comunicare senza aver ricevuto l'assoluzione sacramentale? Sì, ma sono rari, ad esempio i tradizionali manuali di Teologia Morale insegnano che se una persona si è accostata al sacerdote per ricevere la Comunione, e in quel momento si ricorda di essere in peccato mortale, può ricevere lo stesso la Comunione (perché altrimenti, se tornasse al banco, la gente capirebbe che è in peccato mortale e perderebbe la sua reputazione) ma deve necessariamente premette un atto di contrizione (dolore perfetto del peccato mortale commesso). Un altro esempio è quello di un prete che mentre sta celebrando la Messa (alla presenza di altre persone) si ricorda di essere in peccato mortale. Anche in questo caso può continuare la Messa (altrimenti potrebbe perdere la reputazione), facendo però un atto di contrizione.

Spesso sentiamo parlare dell'infinita Misericordia di Dio. Benissimo! Ma, come tu stessa hai ricordato, il Signore è anche infinitamente giusto. Voler andare in paradiso senza pentirsi dei peccati mortali commessi, è un voler burlare Dio, ma San Paolo afferma che “Deus non irridetur”, cioè Dio non si lascia prendere in giro da noi. 

In un suo scritto, Sant'Alfonso Maria de Liguori scrive “Tu dici: Dio è misericordioso! - Eppure, con tutta questa misericordia, quanti ogni giorno vanno all'inferno!". Dunque è ottima cosa parlare della misericordia del Signore, ma bisogna parlare anche della sua giustizia, altrimenti molta gente potrebbe pensare che possiamo peccare tranquillamente, tanto alla fine la faremo franca, perché Dio perdonerà tutto a tutti, mentre in realtà perdonerà tutto solo a chi si sarà sinceramente pentito, altrimenti andrebbe contro la sua giustizia.

Quando incontriamo una persona che contraddice con cocciutaggine la Dottrina Cattolica, non sempre è facile rimanere sereni senza alterarsi. San Francesco di Sales in gioventù aveva un carattere tendente alla collera, ma con la grazia di Dio riuscì a dominare questa cattiva tendenza e divenne il “santo della dolcezza”, perché usava con tutti (anche coi suoi subordinati) dei modi cordiali, affabili, dolci, amorevoli, ecc. Lui era vescovo, pertanto doveva correggere gli sbagli fatti dai suoi subordinati, ma lo faceva con tanta dolcezza che riusciva a catturare i cuori, cioè la gente gli obbediva non per timore di essere rimproverata da lui, ma perché si lasciava convincere dalla sua dolcezza e carità fraterna.

Chi ama Gesù ama la dolcezza. Lo spirito di dolcezza è proprio di Dio. L'anima che ama Dio ama anche tutti coloro che sono amati da Dio, pertanto cerca volentieri di soccorrere, consolare e contentare tutti, per quanto gli è possibile. Dice San Francesco di Sales: “L'umile dolcezza è la virtù delle virtù che Dio tanto ci ha raccomandato; perciò bisogna praticarla sempre e dappertutto.” Questa dolcezza bisogna praticarla specialmente coi poveri, i quali ordinariamente, poiché son poveri, son trattati aspramente dagli uomini. Non vi è cosa che tanto edifichi il prossimo, quanto la caritatevole benignità nel trattare. I santi ordinariamente avevano il sorriso sulle labbra e il loro volto spirava benignità, accompagnata dalle parole e dai gesti. Oh quanto si ottiene più con la dolcezza che con l'asprezza! L'affabilità, l'amore e l'umiltà catturano i cuori delle persone.

Sono molto contento di sapere che i pensieri di Padre Felice Maria Cappello ti sono piaciuti molto e che hai deciso di imparare a memoria e ripetere ogni giorno il seguente proposito: "Devo essere vittima di amore: Amare Gesù: ecco lo scopo della mia vita. Ogni parola, ogni passo, ogni pensiero, ogni sentimento, ogni respiro, dev'essere un atto di purissimo amore. Vivere e morire di amore per Gesù: ecco il mio ideale".

Carissima in Cristo, se questo proposito diventerà il tuo programma di vita, sarai felice già su questa Terra, e ancora di più dopo la morte.

Ci sono tante altre cose spirituali di cui vorrei parlarti, ma non voglio abusare della tua pazienza (questa lettera è già abbastanza lunga). Tuttavia, se in futuro vorrai scrivermi per dialogare su argomenti spirituali, soprattutto quando ti sentirai sconfortata o avrai qualche dubbio da chiarire, sarò lieto di risponderti. Per me è una grande gioia coltivare amicizie spirituali con persone che vogliono amare e servire Cristo Redentore.

Ti saluto cordialmente nei Cuori di Gesù e Maria,

Cordialiter

giovedì 27 dicembre 2018

Addio al mondo

Ripubblico la bella lettera che mi scrisse una lettrice del blog prima di partire per il monastero di clausura.


Caro fratello in Cristo,
                                    [...] ho avuto modo di continuare a pregare, meditare e riflettere, e ho eletto il mio stato di vita, senza dubbio, in libertà e senza condizionamenti: vita religiosa di clausura, tra le monache [...], che ho conosciuto grazie al tuo blog. Quando mi hanno accolta nella foresteria, mi sono sentita subito a casa, ho provato una pace grande già dal primo momento, quando varcavo la soglia della loro porta...prima di conoscerle di persona sapevo che ANDAVO PER RESTARE! La Madre è davvero accogliente e comprensiva, mi ha saputa capire ed indirizzare subito: tra pochi giorni entrerò nel loro monastero per cominciare l'aspirantato! Mi pare un sogno...ma è realtà! Non è stato facile vincere le mie resistenze e quelle di chi avevo accanto, ma con l'aiuto della Madonna si può tutto! Ogni giorno ho letto il tuo blog: ogni post è davvero edificante, consola, tiene compagnia, sprona ad andare avanti, fa sentire che ciò che si vive, gioie e sofferenze della vocazione, le vivono pure altre persone, che esistono ancora ordini ferventi e di stretta osservanza, e c'è chi ancora brama di santificarsi in uno di questi... insomma, non mi sono sentita sola!

Davvero mi hanno fatto riflettere i consigli di S. Alfonso sullo stato di vita da eleggere: matrimonio o vita religiosa! Grazie per i tuoi consigli, [...], OGNI COSA DI QUESTE E' STATA FONDAMENTALE... come tanti piccoli tasselli, che pian piano andavano a formare un meraviglioso mosaico, e grazie per aver parlato nel tuo blog delle monache [...], che non conoscevo, e grazie per la tua preghiera silenziosa, ma fervente...che insieme a quella di altre persone ha ottenuto da Dio che la mia vita cambiasse radicalmente, mi ha dato grazia e forza per accettare la chiamata di Dio!

Prega per me e non ti scoraggiare davanti alle difficoltà, il tuo lavoro è prezioso, e Dio ti ripagherà per ogni sofferenza e solitudine che patisci ora! Tra poco e per il futuro, se Dio vuole, un'anima in più pregherà dalla clausura, per te e per i lettori del blog!

NEL CUORE IMMACOLATO DI MARIA E NEL CASTISSIMO CUORE DI S. GIUSEPPE.

(Lettera firmata)


Cara sorella in Cristo,
                                   sono felicissimo della splendida notizia che mi hai dato! Devi essere enormemente grata a Gesù buono per il magnifico dono che ti ha fatto! Ti rendi conto? Diventerai sposa del Redentore Divino in uno dei migliori ordini religiosi presenti in Italia! Che grazia! Ah, se tutte le ragazze della tua età potessero capire queste cose, i monasteri di clausura di stretta osservanza verrebbero invasi da moltitudini di spose di Gesù Cristo!

Ti incoraggio a perseverare con tutte le tue forze! Il nemico del genere umano potrebbe tentare di insinuare nella tua mente che non sei fatta per la clausura, ma per la vita attiva. Non credergli, è una tipica trappola per far perdere la vocazione, come insegna S. Alfonso. Infatti il diavolo cerca di seminare dubbi e incertezze, poiché nel torbido pesca sempre qualche cosa. Quindi se una persona entra in un ordine contemplativo, lui insinua di passare in uno di vita attiva, e viceversa. Alcune persone sono cascate in questa trappola, sono uscite dal monastero e hanno fatto una pessima vita.

Quando i mondani sapranno che sei partita, diranno: “poveretta, è andata a rinchiudersi in un monastero di clausura”. Loro non sanno che grandi gioie si provano a vivere in monastero! In realtà il mondo non ha mai fatto felice nessuno, basti pensare alla vita triste e angustiata che fanno i potenti della terra, i quali, pur essendo immersi nelle ricchezze, non riescono a trovare la pace nel cuore. Solo Dio può consolare i nostri cuori e farli felici. Il Signore è stato particolarmente generoso con te, chiamandoti a santificarti in un monastero di clausura fervoroso e osservante.

Addio, carissima sorella in Cristo! Impegnati assai nella preghiera per la salvezza eterna delle anime e nella ricerca della perfezione cristiana per la maggior gloria di Dio! Arrivederci nella Patria Celeste!

Cordialiter

mercoledì 26 dicembre 2018

Quale stato di vita eleggere?

Sant'Alfonso Maria de Liguori scrisse una bellissima lettera piena di ottimi consigli per un ragazzo indeciso sullo stato di vita da scegliere. Per leggere la lettera, cliccare qui.

martedì 25 dicembre 2018

Discorso a una ragazza che entra in monastero

Sant'Alfonso Maria de Liguori scrisse un edificante discorso da fare a una ragazza che entra in monastero. Per leggerlo, cliccate qui.

lunedì 24 dicembre 2018

Conversare familiarmente con Dio

A una ragazza spiegai il modo in cui bisogna conversare con Dio. Per leggere la mia lettera, cliccare qui.