Vocazione religiosa e amore ardente per la salvezza delle anime
Ogni vero seguace di Gesù Cristo deve ardere dal desiderio della salvezza eterna delle anime, le quali sono state pagate a caro prezzo dal Redentore Divino versando il suo Preziosissimo Sangue inchiodato crudelmente alla Croce del Golgota.
Per abbracciare lo stato di vita religioso è necessario avere dei buoni fini spirituali (non si entra in convento per motivi materiali). Tra i segni più certi di una vera vocazione religiosa vi è la volontà di dedicarsi alla salvezza delle anime. Le penitenze, le mortificazioni, le lunghe ore di preghiera che si sogliono praticare nei monasteri di stretta osservanza, servono non solo alla propria santificazione, ma anche alla conversione delle anime dei secolari. Pensiamo all'importantissimo apostolato delle eroiche suore di clausura. Ogni tanto si sente dire in giro che qualche giovane più o meno scapestrato, si è improvvisamente convertito ed è diventato un fervente cattolico praticante. Queste conversioni non avvengono per caso, sono il frutto delle preghiere e dei sacrifici di anime devote, magari nascoste nella clausura dei monasteri (come avvenne per la sorprendente conversione di Mons. Ketteler). Per rinvigorirsi nel desiderio del bene spirituale del prossimo, è raccomandabile leggere le biografie dei grandi santi che hanno sopportato enormi sofferenze per potersi dedicare alla salvezza delle anime. Pensiamo ad esempio a San Francesco Saverio, Sant'Alfonso Maria de Liguori, San Luigi Orione, San Massimiliano Maria Kolbe, Santa Teresa di Lisieux, San Francesco d'Assisi, San Paolo Apostolo e tanti altri zelanti soldati di Gesù Cristo.
Quindi il vero cristiano deve impegnarsi secondo le proprie capacità per la salvezza delle anime e la maggior gloria di Dio. E Sant'Agostino ci avverte che chi salva un'anima si assicura la salvezza della propria.