Missionari Servi dei Poveri del Terzo Mondo

Un sacerdote dei "Missionari Servi dei Poveri del Terzo Mondo" mi ha rilasciato un'interessante intervista sull'apostolato del suo istituto.


- Qual è la spiritualità del vostro istituto religioso?

- Il nostro istituto è nato a metà degli anni ottanta sulla Cordigliera delle Ande per realizzare il desiderio del Santo Padre di essere Chiesa viva in mezzo ai poveri portando loro i suoi tesori (i sacramenti e ogni canale di grazia) servendo i poveri affinché possano ricevere una educazione integrale, per questo sono nati orfanotrofi, scuole, laboratori professionali, e un meraviglioso piccolo cottolengo che è per noi il cuore del Movimento, li incontriamo il "Chistus patiens".
  
- Molti pensano erroneamente che lo scopo dei missionari sia solo quello di portare aiuti materiali ai poveri, invece voi cercate anche di fare apostolato, cioè di insegnare il Vangelo nelle terre di missione, con l'intento di condurre le anime a Dio. I poveri che incontrate nelle vostre missioni sono contenti di apprendere gli insegnamenti del Redentore Divino?

- L'esortazione Evangelii Gaudium è l'ultimo dei documenti pontifici nei quali ci si ricorda che la Chiesa non è una ONG ma il Corpo di Cristo chiamata a essere un canale affinché ogni uomo si possa incontrare con Cristo, la risposta ad ogni sua domanda e anelo. L'incontro con Cristo povero e sofferente dà ad ogni povero una nuova dimensione alla sua umanità, seppur adesso fragile si apre al mistero della realtà divina alla quale siamo tutti chiamati, e questo dà speranza ai poveri e a tutti quelli che si credono ricchi.

- Perché nel vostro istituto curate molto l'aspetto ascetico della vita religiosa, e avete come “Regola” il celebre libro di ascetica intitolato “Imitazione di Cristo”?

- Il nostro fondatore (Padre Giovanni Salerno) ci ripete che se non siamo capaci di inginocchiarci e vedere Cristo presente nell'Eucarestia, non saremo neanche capaci di vederlo presente nel fratello che soffre, la risposta che daremmo sarebbe superficiale. Il missionario diceva Giovanni Paolo II è un "contemplativo in azione", siamo convinti la miglior preparazione alla missione è la continua conversione.

 - I sacerdoti del vostro istituto celebrano il Santo Sacrificio della Messa con molta attenzione e devozione, senza commettere abusi liturgici. Celebrare con sacralità la Messa dà buoni frutti in terra di missione?

- A parte il rispetto dovuto al mistero, siamo convinti che una liturgia ben celebrata è meravigliosa catechesi, i poveri non vogliono la mia originale forma di celebrare la Messa ma la Messa della Chiesa perché quello che il loro cuore sta cercando è il Cristo e non il "mio Cristo".

- Voi “Missionari Servi dei Poveri” dedicate molto del vostro lavoro apostolico nell'educazione della gioventù. Quanto è importante per un bambino frequentare una buona scuola cattolica?

- Il nostro maestro educativo è San Giovanni Bosco, al suo metodo preventivo ci atteniamo, così come da lui pensato, è il frutto di una tradizione cristiana attenta all'uomo in tutte le sue dimensioni. Il Signore ci chiederà conto di tutti questi poveri che mette nelle nostre mani e non vogliamo tralasciare nessuno sforzo per permettere di diventare ciò a cui sono chiamati: figli di Dio.

 - La vostra Famiglia Religiosa ha anche un ramo femminile?

- Oltre alle comunità di fratelli e di sacerdoti, abbiamo un ramo femminile, un monastero maschile, e fraternità di famiglie missionarie che con i loro figli sono partite per le terre di missione. Dobbiamo poi citare un ramo speciale che è quello degli oblati e collaboratori, persone che silenziosamente e umilmente nelle loro case, nei loro posti di lavoro nelle loro parrocchie pregano e diffondono il grido dei missionari con varie iniziative. Ogni ramo del nostro movimento, seppur viva lo stesso carisma degli altri rami, vive in modo separato da essi.

- Un fedele laico può fare volontariato in una delle vostre missioni per aiutarvi nel vostro apostolato?

- Sì, c'è questa possibilità, cerchiamo però sempre di chiarire che non può essere una semplice esperienza in terra di missione (oggi di moda) ma un incontro personale con Cristo povero che chiama prima di tutto il missionario a riconoscerlo e a servirlo. Solitamente, ai giovani che vogliamo fare un'esperienza e non solo visitarci, chiediamo un impegno di almeno un anno, tempo necessario per permettere un incontro autentico con Dio.
  
- Quali sono le principali difficoltà che voi missionari incontrate in terra di missione?

- Per un missionario ci sono difficoltà "interne" ed "esterne", le prime sono frutto di una debole vita spirituale che porta presto o tardi al paternalismo o all'assistenzialismo, queste sono universali, le seconde sono invece contingenti a seconda del territorio dove si lavora, nel nostro caso è il proliferare di sette protestanti, a volte non disposte a nessun tipo di dialogo ecumenico.

 - Portare Cristo ai popoli è una missione che procura gioia nei vostri cuori?

- Essere spettatori delle meraviglie del Signore laddove trovi un cuore umile disposto ad accoglierlo provoca una gioia davvero "divina", tra i poveri questa disposizione è generalmente più presente. Personalmente mai potrò dimenticare la prima volta che sulla Cordigliera delle Ande ho assistito ad una adorazione eucaristica con circa 200 poveri Indios inginocchiati silenziosamente di fronte al Re dell'Universo, lì per la prima volta nella vita ho capito cosa volesse dire la frase "Dio ama pazzamente l'uomo".

- Se un ragazzo si sentisse attrarre da Gesù alla vita missionaria, potrebbe fare un'esperienza vocazionale nel vostro Istituto qui in Italia?

- In Italia non abbiamo vere e proprie comunità che solo si trovano in terra di missione, in Italia, ed in altri paesi, essendo la nostra una realtà internazionale, ci si prepara alla missione con incontri e ritiri da noi organizzati.

- Il Signore chiama ancora delle persone alla vita missionaria?

- Non si stanca di farlo, la Chiesa è tale quando è missionaria.

- Che consigli potete dare a quei giovani che si sentono chiamare da Dio alla vita missionaria, ma sono indecisi se vale la pena accettare la divina vocazione?

- Non spegnete lo Spirito che vi chiama a una donazione, dando si riceve, donandosi ci si incontra.

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