Testimonianza di una novizia
Pubblico la testimonianza di una novizia carmelitana
Ho sempre cercato di dare un senso profondo alle mie giornate, alle fatiche e alle gioie quotidiane. Ho scoperto solo nella tarda adolescenza che Gesù poteva dare gioia nuova alla via vita, quella gioia carica di espressività! Ritornare a Lui con tutto il cuore era la cosa più ovvia da fare. Le persone che mi sono accanto mi hanno aiutata a trovare meglio i contorni di una direzione per gustare una certa profondità, una pienezza che desse sapore autentico e genuino alle cose di tutti i giorni. La frequentazione assidua con il Vangelo e la Messa quotidiana hanno seminato la buona parola nel terreno della mia giovane vita. Così decisi di fare esperienza di silenzio e solitudine presso il Monastero Janua Coeli in Toscana.
I primi giorni immersi nella natura e in un luogo di contemplazione dove i tramonti e le albe segnano visibilmente l'alleanza del cielo e la terra e la preghiera corale sostiene la riflessione personale mi sembrava di non poter desiderare altro se non vivere Per Amore questa vita al Carmelo
Il dono totale di me stessa che il Signore mi chiedeva era sempre più chiaro nel confronto con una fraternità viva e vitale. Dovevo consegnarmi a Lui, Consegnare la mia vita, i miei progetti, il futuri, il presente, tutto di me. Cercare ciò che portava a un amore sempre maggiore, in ogni cosa, anche la più piccola, sapendo che questo mi avrebbe portata ad una gioia più grande.
Compresi sin dai primi giorni che la vita monastica non si può annacquare ne sprecare, o vivere distrattamente o in nella dispersione, è fonte di beatitudine nella misura in cui è fedele e tenace, si dilata e si trasmette, è un dono che terge misteriosamente la tristezza e le ferite del cuore.
Al Carmelo è Gesù che mi ha chiamata a una vita di preghiera e chiede solo di essere fedele alla vocazione ricevuta testimoniando il suo amore. Quando vivi qualcosa ti resta semplice trasmetterlo e comunicarlo ad altri. Nel cammino sei consapevole che per essere fedele a Gesù devi essere disponibile alla volontà del Padre, convinta che non possono adombrarti comportamenti di chiusura del cuore, tristezza, sdegno, ira nella serenità che il dono di Gesù lo vivo nella mia fragilità : «Ti basta la mia grazia; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza». Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: quando sono debole, è allora che sono forte (2Cor 12,9-10).