Dannarsi per dei miseri e passeggeri diletti

Viveva a Londra, nel 1848, una vedova di ventinove anni, molto ricca e assai mondana. Tra i damerini che frequentavano la sua casa, si notava un giovane Lord, di condotta poco edificante.

Una notte, verso le dodici, la donna stava a letto leggendo un romanzo per conciliare il sonno. Appena spenta la candela per addormentarsi, si accorse che una strana luce, proveniente dalla porta, si diffondeva nella camera, crescendo sempre più. Meravigliata, spalancò gli occhi non sapendo spiegarsi il fenomeno. La porta della camera si aprì lentamente ed apparve il giovane Lord, complice dei suoi disordini.

Prima che essa potesse proferire parola, il giovane le fu vicino, l'afferrò al polso e disse in inglese: «C'è un Inferno, dove si brucia!».

Il dolore che la poveretta sentì al polso fu tale che svenne. Rinvenuta mezz'ora dopo, chiamò la camerie­ra, la quale entrando nella stanza sentì un forte puzzo di bruciato. La cameriera constatò che la padrona aveva al polso una scottatura così profonda da lasciar vedere l'osso, avente la superficie di una mano di uomo. Osservò ancora che dalla porta il tappeto aveva le impronte di passi d'uomo e che ne era bruciato il tessuto da una parte all'altra.

Il giorno seguente la signora seppe che la stessa notte il giovane Lord era morto.


[Brano di Don Giuseppe Tomaselli tratto da "L'inferno c'è". Imprimatur: Catania, 22-11-1954, Sac. N. Ciancio Vic. Gen.]

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